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ELOGIO A FRANCESCO, PAOLO, ADINO, ENRICO!

Domenica, 6 agosto 2017, mattina

Un 4 agosto 2017 qualsiasi, diventa una data da ricordare

È ormai sera di sabato 5 agosto, e solo ora sto riprendendo il normale ritmo della giornata. Ieri sera ho voluto esserci……ho voluto seguire con la mia macchina l’impresa del nostro ”randagio” Francesco, assieme ad Enrico e Adino ma anche Osvaldo e Matteo, due suoi amici esterni alla nostra società ciclistica. Io sono un curioso di natura e perciò le cose nuove mi attraggono come una calamita Ho voluto esserci per capire e per scoprire……. Se poi alla curiosità ci aggiungiamo l’avventura….il gioco è fatto. Volevo capire perché alcuni di noi appassionati di ciclismo, sentono il bisogno di fare cose non convenzionali. Sentono il bisogno di correre su percorsi che anche di giorno si caratterizzano per la solitudine che garantiscono a chi li frequenta, figuriamoci di notte. Volevo scoprire qual è l’obiettivo finale di chi pensa a questo tipo di avventura. Si perché qui la velocità c’entra fino ad un certo punto, anzi forse c’entra abbastanza poco.  E non è nemmeno una questione del tipo “voglio pedalare tranquillo” o “voglio pedalare evitando il calore di questi giorni” perché allora sarebbe sufficiente partire all’alba. Mentre ragiono su queste cose, mi vengono in mente le parole di Francesco nei giorni precedenti l’impresa…..”E’ un’altra dimensione…….ti ritrovi tu da solo……tu….la fatica……il silenzio……il fruscio improvviso del sottobosco causato dagli animali in movimento”……Caspita ragiono io…..la bici da corsa smette di essere uno strumento che da adrenalina solo con la velocità. L’adrenalina arriva anche frequentando ambienti naturali e situazioni potenzialmente ostili e imprevedibili. Io mi sono convinto che passando per un processo di assimilazione di queste sensazioni e situazioni, i randonneurs cercano  equilibrio consapevolezza e forza interiore.  “Ne forte ne piano ma lontano” è il loro motto, dove il lontano sta a significare un qualcosa di diverso e sfidante rispetto a situazioni di confort interiore che si trova in percorsi conosciuti e sperimentati tantissime volte. La notte ha mille insidie e non ti lascia margini di gestione in caso di errore o imprevisto. Penso di aver capito che la notte, ti da il tempo di capire te stesso passando attraverso la comprensione dell’ambiente circostante. In sintesi (è una mia valutazione) i randonneurs  pensano a queste prove sportive decisamente estreme con la bicicletta da corsa come strumento di allenamento nella palestra della vita quotidiana.  Per avere conferma di tutto questo, mi presento in sede alle 22,30 e, dopo le foto di rito con il Presidente Longo, Sandro Vian e tanti altri, alle 23,00 si parte. Andatura subito “tonica” con punte attorno ai 40 all’ora. Io mi posiziono dietro la carovana azionando le quattro frecce cercando di rendere più sicura la corsa dei nostri in presenza di traffico intenso. A Pederobba sosta per idratarsi. Altre fotografie con il monumento dei francesi sullo sfondo e poi via…….inizia l’avventura sulla salita monfenera,  affrontata da tutti con pedalata rotonda e sicura, un biglietto da visita rassicurante per le successive 4 ore di inferno che attendono i nostri eroi.  Francesco conferma infatti che la via scelta per salire non è certamente la piu facile anzi…….Andatura attorno ai 10 km/h con i ben noti tornanti velenosi che dopo la curva cambiano pendenza. I nostri comunque non si spaventano minimamente e salgono tonici fino al monte Tomba dove Francesco decide di fermare la carovana per prender fiato. Adino  manifesta qualche insofferenza e si sdraia sulla panchina di legno per trovare concentrazione e determinazione per arrivare in cima ed allora  tutti a rassicurarlo, come farebbe pinocchio, che ormai il peggio è passato………Si prosegue e si sale inesorabilmente fino ad uno slargo dove inizia la zona delle malghe. Ottima scelta di Francesco per una ulteriore sosta poiché è un punto riparato dal vento. Osvaldo e Matteo invece decidono di proseguire per farsi le fotografie 1 km piu avanti al salto della capra. Io li seguo per tenere comunque il gruppo unito. Al salto della capra la temperatura è 18-19 gradi con un vento impetuoso. Ci riuniamo tutti allo slargo delle malghe e i nostri eroi si idratano ancora e indossano giubbetti antivento. Francesco è un leader straordinario……non si scompone mai, distribuisce tranquillità e consigli a tutti. Francesco non abbandona  mai Adino che probabilmente è il meno allenato della compagnia. La strada è tutto un saliscendi con fondo spesso sconnesso e poco visibile quindi pericoloso e con salite che la mia macchina spesso affronta in seconda con voglia di mettere la prima…………. Verso le 4,15 arriviamo a cima grappa e la tensione lascia il posto alla felicità generale per l’obiettivo raggiunto. Ci appostiamo sotto un portico della casermetta delle forze dell’ordine e inizia la festa a base di pane salame, crostata, brioches, vino rosso e vino aromatico per il dolce. I corridori hanno bisogno di calorie e iniziano a prendere in giro il capobranco Francesco per la baguette tagliata non a pezzi ma “a particole”……… che è meglio risparmiare che non si sa mai se viene ancora fame prima di casa. Rimaniamo la fino alle 5,15 per vedere il sorgere del sole peraltro disturbato da molte nuvole. Poi si scende velocemente e ci riuniamo a Fietta di Crespano del Grappa in un bar dove, godendoci, qui si, una bella palla infuocata del sole che sorge, ci gustiamo un caffe. Con questo tutti riprendono le cose di proprietà dal bagagliaio e “mi mettono in libertà” per andare a casa dove arrivo alle 8,10. Strada facendo ricevo messaggi da Sandro Vian e da Gianfry e una telefonata dal Coky e tutti volevano avere notizie fresche sulla grande notte di ciclismo appena passata. Per me una notte di emozioni forti. Grazie a tutti i partecipanti ma in particolare al capobranco Francesco che ha voluto fortissimamente organizzare questo evento.
Paolo Schiavon

 

Sabato, 5 agosto 2017, sera
tutte le migliori foto di Paolo, come cartoline ricordo.

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Questa è l’alba, poi segue l’attesa dell’alba, le pecore del Grappa e la strada che porta a casa. (foto di Enrico Barbirato.)

Sabato, 5 agosto 2017 h. 8,00.

Notizie dalla corsa da Paolo Schiavon: Paolo è arrivato a casa ed i suoi compagni stanno rientrando. L’impresa è riuscita a Francesco, Enrico ed Adino.
A loro vanno le nostre congratulazioni e complimenti.
Rimaniamo in attesa di foto e racconti.
Bravi!!!

Venerdì, 4 agosto 2017, mattino.

La notte porta consiglio. Con rammarico ho scelto di non seguirvi. Vi sarò vicino con l’animo e con la mente.
Coraggio ragazzi, Vi auguro un’impresa che rimanga per molto tempo nella memoria.
A stasera, per il saluto. (Sandro Vian)

Giovedì, 3 agosto 2017, mezzogiorno.

Raffaello stamane mi ha chiamato per informarmi che non potrà essere della partita per sopravvenuti impegni famigliari. Un brutto colpo per me che contavo di esserci in sua compagnia. Deciderò stanotte e domani Vi informo.
Intanto Paolo Schiavon ha dato conferma della disponibilità mentre Gianfrj non ce la fa’.
Francesco rimane il punto di riferimento per il tutto.
Attiviamoci via whatsapp.

Mercoledì, 2 agosto 2017, sera.

Francesco sta raccogliendo le adesioni: Oltre a lui, ci saranno Adino Teano e Stefano, Osvaldo e Gildo (amici che hanno fatto l’Eroica 2016 e la nostra MF della Pedemontana), Enrico Barbirato e, ancora con riserva, Claudio Moretti e Luciano Pavan. Il presidente Longo sarà alla guida del furgone di assistenza con a fianco il sottoscritto, Sandro Vian. Paolo Schiavon farà da staffetta aggiunta, per ogni evenienza.
Partenza venerdì 4 agosto 2017 da Frescada alle ore 23:00 con l’incoraggiamento dei soci. Arrivo previsto a Cima Grappa all’alba. Dopo il brindisi, discesa e rientro a Treviso.

Plenilunio

 

E non è una sviolinata, non da colui (io) che è cresciuto per 40 anni in una società che ne ha viste passare di ogni colore e segno.

Francesco merita l’attenzione di chi, anche nella vita, vuole essere sincero, vuole rispettare i suoi impegni, con se stesso, con la sua famiglia con gli amici della San Lazzaro e, credo, anche con il lavoro.
Per fare questo ha scelto di allenarsi prima dell’alba perchè tra i suoi obiettivi ci sono le sfide della vita e quindi il tempo di prepararsi va’ trovato.
Sarà l’Ötztaler la grande sfida del Suo 2017, ma prima ha lanciato un’altra sfida: “la salita al Monte Grappa fatta di notte e la discesa dopo l’alba”, ma non vuole farla da solo. Questa volta no, cerca gli amici, alla ciclistica San Lazzaro, ma in molti non se la sentono perchè è pericoloso (dice qualcuno).

Io ho smesso di pedalare, con rammarico, continuo a vivere tra di Voi collaborando all’orgamnizzazione della mia Ciclistica San Lazzaro. Conosco le Vostre risorse e Vi invito ad usarle, per Francesco, ma anche per Voi che avete tanto da crescere. Di questi, che vado a citare, ne faccio i nomi sapendo di attirami le ire di molti, ma ho le spalle larghe …

Invito: Caner Attilio, Pasqualini Sergio, Scala Ermes, Pavan Luciano 2°, Teano Adino, Biasuzzi Paolo, Bellino Vincenzo, Chin Marco, Gatto Graziella, Sartoretto Maurizio, Caliano Pantaleo e qui mi fermo, ma possono essere altri che ci seguiranno. Il preside Raffaello Longo, sarà alla guida del furgone Goppion ed io sarò al suo fianco. Vorrei ci fosse anche Mario Goppion e Lello Neri, ma non chiedo troppo.

Allora appuntamento a venerdì 4 agosto 2017 a Frescada opre 22:30

PS: RicordateVi il fanale.

Sandro Vian e Francesco Pavan

LA SFIDA DI FRANCESCO: DI NOTTE SUL GRAPPA E RITORNO. VENERDI’ 4 agosto 2017 ORE 22,30 DA FRESCADA.

Di notte il mondo cambia, la dimensione spazio-temporale è differente.
Forzatamente ci si deve concentrare sui dettagli,
tutto il resto è buio…………

………..in attesa della luce del nuovo giorno.

Bene, se qualcuno vuole sperimentare una nuova esperienza ciclistica, possiamo affrontare assieme il versante del Grappa che inizia da Pederobba, a mio parere il più bello.
Si parte dalla chiesa di Frescada, sede della S.C. San Lazzaro, alle 23. Arrivo previsto prima dell’alba a Cima Grappa per le ore 4:30 circa. Ritorno per Semonzo con calma.

Sono richiesti:

  • una buona conoscenza di questo versante;

  • fari adeguati: almeno uno da manubrio, uno frontale e uno posteriore;

  • fasce o giubbetto ad alta visibilità, soprattutto per l’avvicinamento da Frescada a Pederobba (da fare quasi tutto su vie secondarie);

  • abbigliamento tipo autunnale per la discesa del rientro;

  • acqua e cibo dato che non penso troveremo esercenti aperti durante il nostro passaggio;

  • una buona dose di spirito escursionistico (si viaggia in gruppo ma senza assistenza esterna);

  • voglia di pedalare liberi dalla frenesia quotidiana.

Allora vi aspetto venerdì 28 luglio alle 22:30 circa, in caso di maltempo si sposta tutto a venerdì 4 agosto.

Ciao, Francesco.

(per informazioni contattatemi al 339 6947002)

L’ULTIMO GIRO – il racconto di Francesco Pavan

Francesco Pavan

Un po’ di ferie a fine anno e immancabile ultima uscita in MTB.
Non inizio bene: i miei compagni danno tutti forfait, ma il giro previsto è interessante, vado comunque, cercherò di stare sulle vie principali, in MTB non si sa mai…….
Poi dimentico a casa il telefonino, azz, mi sembra di essere nudo ed indifeso, ma poi penso: “una volta neppure ce l’avevo e di percorsi in solitaria ne ho fatti tanti”.
E allora via.
Parcheggio a Segusino, 5°C, cielo così così.
Salita per Milies su asfalto con rapporto agilissimo per “scaldare la gamba”.
In cima i presepi sono belli.Poi inizia lo sterrato con una strada bella larga con dei tratti in cemento staggiato.
Nel telefonino avevo scaricato la mappa del giro, pazienza, ho memorizzato alcuni nomi di riferimento: “Monte Doc”, “Capitel di Garda”, però non ricordo più dove girare per arrivare a Posa Puner. Cercherò di orientarmi.
Per un attimo intravedo un’alba così rossa da sembrare un tramonto, poi finisco dentro le nuvole basse e la temperatura non sale più sopra i 2°C.

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E’ UNA RUOTA CHE GIRA

Uno, due, tre ……….. via.

Alla partenza, con tutto il programma davanti, l’arrivo sembra lontanissimo, distante da raggiungere. L’orizzonte è aperto a tante cose ………….., e poi ci troviamo inaspettatamente al traguardo: migliaia di chilometri percorsi, un po’ più vecchi, un po’ più ricchi di esperienze e di ricordi.

E’ un po’ come la vita: ci affanniamo e poi finisce, …………… ma qui viene il bello, lo straordinario: qui per noi la vita è come una ruota, e non è fatta per girare una volta sola! Ogni anno riparte. Decidiamo noi per quanto farla andare e a quale velocità. Di certo prima o poi dovrà frenare e si fermerà, ma intanto lasciamola libera di ruotare.

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Siamo tante ruote che qui da noi si incontrano e procedono nella stessa direzione. Alcune vanno più forte e alcune più piano, si distanziano, si aspettano, si perdono di vista e …………. poi si ritrovano. E sono felici di rincontrarsi nuovamente alla partenza dell’anno dopo, con nuovi progetti.

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Siamo ruote di tutti i tipi: scanzonate, serie, spumeggianti, stanche, energiche, libere, indomite, esperte, ambiziose, ammaccate, randagie, di compagnia, impavide, da granfondo, turistiche, eroiche, tutte con una grande voglia di girare, sempre in avanti, nella stessa direzione. E mentre ruotiamo siamo ruote felici, perché questo è il nostro obbiettivo.

E anche se si sa che la felicità è un momento, possiamo comunque decidere noi quanto farlo durare.

Grazie a tutti per l’anno trascorso.

Francesco

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p.s.

E anche se una delle nostre ruote non gira più tra noi in questa terra, di sicuro continua a girare lì in cielo.

Ciao Stelio.

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CRONACHE DI CORSA – Adino sopravissuto all’Eroica

Ed eccomi qua…Sopravvissuto.Non tanto all’acqua, ai km. fatti, alla fatica e al sudore quanto alle forti emozioni provate in tutta questa “Eroica”.Gia’ due anni fa ho fatto questa esperienza ma, come tutti i partecipanti dicono, ogni volta e’ sempre diversa.

Sin dall’inizio le cose non si son messe bene per me. Del ns. gruppo – 12 ciclisti -sono il solo a fare il percorso dei 135 km ( che alla fine sono diventati 148 ).

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E’ buio pesto (h.05,45)

E’ buio pesto (h.05,45) e accodandomi (el soito ciucciarode) ad un plotoncino di ciclisti penso di arrivare alla partenza per la prima vidimazione.Ma quelli alla partenza c’erano già stati e così li ho seguiti per 6/7 km (tutti in salita) prima di accorgermi dell’errore. Percorso a ritroso e finalmente partenza valida (h.07,00).

Nei primi km fatti ancora al buio e sotto una pioggia sottile il silenzio e’ padrone. Si sente solo il rumore sordo dei cambi e qualche “sacramentone” per una catena andata giù.Inizio la prima vera salita del Brolio non tanto lunga ma impegnativa.
Tutta a tornanti con asfalto-cemento-sterrato tanto per non scontentare nessuno.
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Ai lati della strada cipressi “in duplice filar” di carducciana memoria dove alla base di ognuno un cero illuminava la via.

Ai lati della strada cipressi “in duplice filar” di carducciana memoria dove alla base di ognuno un cero illuminava la via.E’ netta l’impressione di essere alla processione del Venerdi Santo (in bicicletta).Dopodichè cominciano i saliscendi della terra senese per km e km; la maggior parte in sterrato dove non mancano gli strappi al 12/15/18% con altrettante non meno pericolose discese. Ed è qui che comincia il “rosario blasfemo” di numerosi concorrenti a causa di tubolari scoppiati,ruote, raggi e cambi rotti, forcelle spezzate. Il percorso comincia a trasformarsi in una “Caporetto”. Molti sono fermi  ai lati della strada per riparazioni improvvisate.

E arrivano finalmente i ristori.Equi è una gran festa, di sapori e di profumi e di chiacchere.Le amicizie,nuove o vecchie, cominciano o si rinsaldano proprio qui.
Davanti ad un bicchiere di chianti ed a una fetta di culatello o ad una scodella di ribollita calda senza elencare tutto il resto ben di Dio.
Lego con una comitiva di ciclisti australiani con cui completerò tutto il percorso assieme. Sono una decina e tutti vestono una maglia di color giallo fastidio.Li riconosco e li chiamo con il nome delle loro biciclette.Il più giovane ha 68 anni.
Davvero uno spasso a vederli in salita.Mi sembra di rivedere i nostri “vecchietti” frizzanti ( senza fare nomi i vari Livio, Italo, Anselmo e perchè no..Enrico) e mi piace pensare che sono lì davanti sempre a tirare il gruppo.

Dopo i 93 km, ultimo ristoro, arriva lo spauracchio di tutti:LE SANTE MARIE.

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Dopo i 93 km, ultimo ristoro
penso subito che il colle sia chiamato così perchè una volta in cima tre avemarie uno le deve dire per ringraziamento.Son 5 km di salita su sterrato, pendenza non so perchè impegnato a farmela a piedi.Naturalmente, come dice sempre il mio capitano (Cochi per voi – Ceo Pesseto per me) i fenomeni ci sono dappertutto ed anche qui sono numerosi. Cito l’esempio del gregario colombiano (non so il nome) di Quintana che procede ad una velocità tripla rispetto alla marcia del gregge.
Superato anche questo ostacolo, con gli amici australiani e con un nuovo gruppo misto(uomini e donne) belga (con questi comunicazione più fluida) ci avviamo a completare il percorso rimasto.
E finalmente vedo lo striscione del traguardo (h.17,45).

Per me dopo 11 ore di sella e di dolore nella zona direttamente a contatto con questa sembra l’ARC DU TRIOMPHE del Tour.Negli ultimi 100 metri, passando in mezzo alla gente che applaude con ammirazione ogni partecipante, ho ringraziato prima di tutto chi dall’alto mi ha protetto. Poi un pensiero forte è andato ad una vecchia maglia di lana bianca a strisce azzurre ma soprattutto ad un consumato berretto da ciclista con il logo della ns società prestatomi per questo evento da un amico che purtroppo ci ha lasciato non più tardi di una settimana fa.

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Il berrettino di Stelio.
CONCLUSIONE
E’ consuetudine che alla fine di ogni prestazione sportiva si faccia un bilancio.A me rimane l’emozione dei preparativi-bicicletta,abbigliamento,condizione fisica-dei giorni antecedenti la “gara”;ho rimosso completamente i momenti della fatica e dello sforzo – dei “chi me lo ha fatto fare” e dei “che cosa ci faccio qui” ma soprattutto mi porto dentro la soddisfazione nel poter dire in ogni momento “c’ero anch’io”
GRAZIE
Adino
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