L’ULTIMO GIRO – il racconto di Francesco Pavan

Francesco Pavan

Un po’ di ferie a fine anno e immancabile ultima uscita in MTB.
Non inizio bene: i miei compagni danno tutti forfait, ma il giro previsto è interessante, vado comunque, cercherò di stare sulle vie principali, in MTB non si sa mai…….
Poi dimentico a casa il telefonino, azz, mi sembra di essere nudo ed indifeso, ma poi penso: “una volta neppure ce l’avevo e di percorsi in solitaria ne ho fatti tanti”.
E allora via.
Parcheggio a Segusino, 5°C, cielo così così.
Salita per Milies su asfalto con rapporto agilissimo per “scaldare la gamba”.
In cima i presepi sono belli.Poi inizia lo sterrato con una strada bella larga con dei tratti in cemento staggiato.
Nel telefonino avevo scaricato la mappa del giro, pazienza, ho memorizzato alcuni nomi di riferimento: “Monte Doc”, “Capitel di Garda”, però non ricordo più dove girare per arrivare a Posa Puner. Cercherò di orientarmi.
Per un attimo intravedo un’alba così rossa da sembrare un tramonto, poi finisco dentro le nuvole basse e la temperatura non sale più sopra i 2°C.

Abbandono il territorio di Segusino e non trovo più cartelli segnaletici seri, allora seguo quelli delle ippovie. Speriamo bene, da qualche parte arriverò, in fondo sono qua vicino a casa………

Le ultime parole famose: sbaglio ad un bivio e mi ritrovo su un percorso largo reso estremamente “tecnico” dalla quantità di foglie cadute che coprono grandi pietre bianche rese solo parzialmente visibili. In salita vado bene, poi arriva la discesa e penso “freno e vado piano, a casa mi aspettano per pranzo”. Passa 1 minuto e la ruota anteriore si blocca improvvisamente su una perfida pietra invisibile nascosta dalle foglie, mi pianto per terra di brutto sbattendo braccio e gamba destra. Niente di rotto, solo qualche escoriazione, per fortuna andavo piano. Resta lo smacco psicologico, ma oggi sono positivo e mi ripeto che sono fortunato, poteva andare peggio.
Mi alzo e riparto dolorante, ma tanto dovrei essere vicino alla meta.
Niente da fare, arrivo ad uno spiazzo con una capanna diroccata. Da qui partono solo sentieri impervi. E’ no, io voglio la ippovia TV5, i cavalli per questi sentieri stretti non ci passano!
Giro la bici e torno indietro, comincio ad essere stanco, sono indolenzito, ho fatto più di 1600 m di dislivello, fa freddo, dovrei essere già alla macchina, il computer mi dice che la batteria si sta esaurendo, sono senza telefono.

Comunque vado. Arrivo al bivio incriminato e proseguo per l’altra strada. Ma come? Diventa sempre più stretta, ormai è un single track. Basta, adesso mi fermo. Meglio che mangio qualcosa e che mi riposo, tanto ormai a casa non arrivo per pranzo. Devo trovare un posto per telefonare.
Addento un panino e bevo un po’ di acqua ghiacciata quando improvvisamente sento un rumore famigliare che mi sveglia dal torpore: il motore a due tempi di una motosega, ne ho comperata una ieri, lo riconosco benissimo. Allora sono vicino a qualcuno! Salgo in bici e proseguo. Dopo dieci minuti sbuco in una radura dove ci sono un trattore e della legna tagliata. I boscaioli sono appena andati via, è già mezzogiorno passato.
Finalmente ci sono dei cartelli: Malga Mariech 3.6 km, Rifugio Posa Puner 1.5 km. Dai che ci siamo.

Al rifugio prendo una coca e chiedo di poter telefonare, mi guardano strano ma poi mi accontentano.
Adesso mi sento meglio e pare un caso, il cielo si apre lasciando comparire un bel sole caldo.
Riparto e prendo per Malga Budoi ma la strada è subito bloccata da un trattore che manovra della legna. Con un passamano i boscaioli fanno passare oltre la bici e poi mi offrono un brulè.
Arrivo all’asfalto, ho la situazione in pugno: Pianezze, Valdobbiadene, Segusino, arrivato.
Anche per quest’anno ho fatto il pieno.

Tanti auguri a tutti per un buon inizio.

 

Frank

 

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