CRONACHE DI CORSA – Adino sopravissuto all’Eroica

Ed eccomi qua…Sopravvissuto.Non tanto all’acqua, ai km. fatti, alla fatica e al sudore quanto alle forti emozioni provate in tutta questa “Eroica”.Gia’ due anni fa ho fatto questa esperienza ma, come tutti i partecipanti dicono, ogni volta e’ sempre diversa.

Sin dall’inizio le cose non si son messe bene per me. Del ns. gruppo – 12 ciclisti -sono il solo a fare il percorso dei 135 km ( che alla fine sono diventati 148 ).

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E’ buio pesto (h.05,45)

E’ buio pesto (h.05,45) e accodandomi (el soito ciucciarode) ad un plotoncino di ciclisti penso di arrivare alla partenza per la prima vidimazione.Ma quelli alla partenza c’erano già stati e così li ho seguiti per 6/7 km (tutti in salita) prima di accorgermi dell’errore. Percorso a ritroso e finalmente partenza valida (h.07,00).

Nei primi km fatti ancora al buio e sotto una pioggia sottile il silenzio e’ padrone. Si sente solo il rumore sordo dei cambi e qualche “sacramentone” per una catena andata giù.Inizio la prima vera salita del Brolio non tanto lunga ma impegnativa.
Tutta a tornanti con asfalto-cemento-sterrato tanto per non scontentare nessuno.
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Ai lati della strada cipressi “in duplice filar” di carducciana memoria dove alla base di ognuno un cero illuminava la via.

Ai lati della strada cipressi “in duplice filar” di carducciana memoria dove alla base di ognuno un cero illuminava la via.E’ netta l’impressione di essere alla processione del Venerdi Santo (in bicicletta).Dopodichè cominciano i saliscendi della terra senese per km e km; la maggior parte in sterrato dove non mancano gli strappi al 12/15/18% con altrettante non meno pericolose discese. Ed è qui che comincia il “rosario blasfemo” di numerosi concorrenti a causa di tubolari scoppiati,ruote, raggi e cambi rotti, forcelle spezzate. Il percorso comincia a trasformarsi in una “Caporetto”. Molti sono fermi  ai lati della strada per riparazioni improvvisate.

E arrivano finalmente i ristori.Equi è una gran festa, di sapori e di profumi e di chiacchere.Le amicizie,nuove o vecchie, cominciano o si rinsaldano proprio qui.
Davanti ad un bicchiere di chianti ed a una fetta di culatello o ad una scodella di ribollita calda senza elencare tutto il resto ben di Dio.
Lego con una comitiva di ciclisti australiani con cui completerò tutto il percorso assieme. Sono una decina e tutti vestono una maglia di color giallo fastidio.Li riconosco e li chiamo con il nome delle loro biciclette.Il più giovane ha 68 anni.
Davvero uno spasso a vederli in salita.Mi sembra di rivedere i nostri “vecchietti” frizzanti ( senza fare nomi i vari Livio, Italo, Anselmo e perchè no..Enrico) e mi piace pensare che sono lì davanti sempre a tirare il gruppo.

Dopo i 93 km, ultimo ristoro, arriva lo spauracchio di tutti:LE SANTE MARIE.

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Dopo i 93 km, ultimo ristoro
penso subito che il colle sia chiamato così perchè una volta in cima tre avemarie uno le deve dire per ringraziamento.Son 5 km di salita su sterrato, pendenza non so perchè impegnato a farmela a piedi.Naturalmente, come dice sempre il mio capitano (Cochi per voi – Ceo Pesseto per me) i fenomeni ci sono dappertutto ed anche qui sono numerosi. Cito l’esempio del gregario colombiano (non so il nome) di Quintana che procede ad una velocità tripla rispetto alla marcia del gregge.
Superato anche questo ostacolo, con gli amici australiani e con un nuovo gruppo misto(uomini e donne) belga (con questi comunicazione più fluida) ci avviamo a completare il percorso rimasto.
E finalmente vedo lo striscione del traguardo (h.17,45).

Per me dopo 11 ore di sella e di dolore nella zona direttamente a contatto con questa sembra l’ARC DU TRIOMPHE del Tour.Negli ultimi 100 metri, passando in mezzo alla gente che applaude con ammirazione ogni partecipante, ho ringraziato prima di tutto chi dall’alto mi ha protetto. Poi un pensiero forte è andato ad una vecchia maglia di lana bianca a strisce azzurre ma soprattutto ad un consumato berretto da ciclista con il logo della ns società prestatomi per questo evento da un amico che purtroppo ci ha lasciato non più tardi di una settimana fa.

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Il berrettino di Stelio.
CONCLUSIONE
E’ consuetudine che alla fine di ogni prestazione sportiva si faccia un bilancio.A me rimane l’emozione dei preparativi-bicicletta,abbigliamento,condizione fisica-dei giorni antecedenti la “gara”;ho rimosso completamente i momenti della fatica e dello sforzo – dei “chi me lo ha fatto fare” e dei “che cosa ci faccio qui” ma soprattutto mi porto dentro la soddisfazione nel poter dire in ogni momento “c’ero anch’io”
GRAZIE
Adino
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