L’ORTLES di Francesco Pavan

Se ti dico Ortles mi guardi e dici ok, ma dentro di te non hai un’idea ben precisa.
Se invece ti dico Stelvio, se ti dico Gavia, una serie di immagini scorrono nella tua mente e pensi al mito………
Se ti dico randonnèe scuoti la testa e pensi ad un misto di difficoltà, lunghezza, autonomia, una situazione non sempre definita.
Se invece ti dico “giro in bici” ti vengono in mente il divertimento, il piacere, la sfida, il risultato.
Beh, sabato scorso ho partecipato alla Randonnèe Tour d’Ortles: un sogno.

ORTLES ATTESTATO 2018

Erano un po’ d’anni che ce l’avevo nel mirino e alla fine me la sono “portata a casa”.
Ma non è stato facile e provo a spiegarvi il perché.

Si tratta di un percorso MONUMENTALE che piano piano ti svuota.
Per i primi 120 chilometri devi affrontare 2 giganti buoni e poi, per i successivi 130, devi controllare 2 nanetti cattivi e non puoi sbagliare tattica di ingaggio. Perché?
Perché non è prevista assistenza.
Perché ti devi conquistare 4 vallate (in sequenza: Valtellina, Valcamonica, Val di Sole, Val Venosta) e, se per caso decidi di rinunciare a proseguire, per tornare a casa devi risalire i versanti che hai appena disceso!
Perché il clima non è mai mite: o fa caldo o trovi la neve.
Ma bando alla retorica, iniziamo.

Siamo in 3.

A Merano arriviamo di pomeriggio, ritiriamo il pacco gara e ci prepariamo per la cena: birra e stinco……..stiamo leggerini.

Sveglia prima delle 4, colazione abbondante, partenza alle prime luci dell’alba, ci sono già 25°C.

Percorriamo la bellissima ciclabile della Valvenosta fino a Silandro, poi prendiamo la statale che ci porta a Prato allo Stelvio.

48 tornanti dolci, lunghi, che ci portano in alto. Sopra si sta bene, sono le 10:15.

Matteo decide di non continuare, non è la giornata giusta: le gambe sono già dure, non girano. Se dopo lo Stelvio non si sbloccano è un problema tornare indietro. Sarà per un’altra volta.

Io e Gigi scendiamo verso Bormio in mezzo ad un nugolo di moto. 20 km e siamo giù al caldo.

Siamo in Valtellina e cominciamo ad arrancare lungo i 26 chilometri che ci portano in cima al Gavia: un paio di soste, temperatura sempre sopra i 30°C, pendenza fino al 15%. Ma sopra ci sono 2 bei laghi, ci arriviamo alle 14.

Propongo una birra al rifugio ma Gigi dice che è “in soglia”, se dovesse sbagliare qualcosa sono ca…….

E allora giù verso Ponte di Legno per 18 chilometri.

Nel sistemare la borsa sottosella devo aver fatto casino e con le buche della discesa questa si sbilancia, sento come se qualcuno mi tirasse indietro. Freno subito: la borsa si è incastrata tra la ruota ed il canotto reggisella, accipicchia (eufemismo)……..è andato tutto bene.

La sistemo adeguatamente ed iniziamo il Tonale. Ci sono 35°C. Abbiamo già fatto 140 chilometri con 3.800 D+.

Gigi soffre il caldo come me, andiamo piano. Alle 16 arriviamo sopra. Mi siedo su una sedia, il primo nanetto lo abbiamo messo a posto!

Da adesso dovrebbe essere una passeggiata, dobbiamo percorrere tutta la Val di Sole fino a Mostizzolo e poi fare un lungo “cavalcavia” fino al Passo delle Palade.

E invece questo nano malefico alto appena 1000 metri distribuiti su 32 chilometri, con continui saliscendi, ci spacca.

Col caldo che fa e dopo 200 chilometri siamo come due patate lesse.

E qui Gigi fa una canagliata: prende la “bomba” senza farsi vedere e così quando la salita si fa più dura vedo che non rallenta come me e penso che sono proprio finito. Comunque mi aspetta e solo alla fine avrà il coraggio di mostrarmi la boccetta con la porzione magica in parte consumata.

Sono le 20, siamo in cima al Passo delle Patate, ahem……delle Palade: chiedo del padre confessore, sono spappolato, ho il culo in carne viva.

I ragazzi del controllo ci assicurano che da adesso è solo discesa. Ci sono ancora 25°C, siamo a 1500 metri di altezza.

A Merano ci arriviamo alle 20:45.

Matteo ci allunga subito 2 birre ghiacciate: adesso si può, adesso siamo a “casa”.

 

E mentre Gigi e Matteo addentano degli ottimi panini onti, io mi limito ad un gelato: dopo 5 litri d’acqua, 2 litri di Sali, 2 litri di Coca Cola + tutto il cibo, il mio stomaco non riceve più niente. Solo più tardi un’ottima grappa di Traminer, presa in albergo, gli darà pace.

ORTLES BREVETTO 2018

Vi posso dire che mi sarebbe piaciuto essere stato più allenato, che la giornata fosse stata più fresca, che l’ultimo passo fosse stato con una salita secca e poi tutto in discesa.

Mi piacerebbero tante cose, per me e per gli altri………, ma alla fine va bene così: 13 ore pedalate e quasi 16 in gara con te stesso.

E come sempre, quando fai qualcosa d’importante, te ne rendi conto solo dopo: quando “realizzi” ciò che hai fatto, quando realizzi che l’hai fatto tu e per davvero.

A presto.

Frank

 

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