Spresiano Sappada atto secondo

Ognuno di noi ha obiettivi e limiti da superare e sfide da vincere. Adagiarsi sull’inesorabile sentenza della carta d’identita’? Proprio no…mai. E allora cerchiamo di sfuggire dalle situazioni di confort fisico e mentale che nascondono la passiva accettazione del trascorrere del tempo. E lo facciamo perché sappiamo bene che la pigrizia mentale che ci fa rimanere lontani dai nostri limiti, ci da una sensazione di benessere solo apparente. Sono queste alcune valutazioni che mi passavano per la mente nei giorni precedenti la seconda edizione della cicloturistica Spresiano Sappada. Quindi la voglia di mettersi alla prova e la paura di non farcela, aumentata da una fastidiosa bronchite che da alcuni giorni si era affezionata a me. Ero Consapevole che queste sono sfide che si vincono prima con la testa e poi con le gambe. Mi sono allora confrontato con Gianni, un amico che fa maratone. “devi toglierti dalla mente la paura di non farcela,… quando sei in difficoltà distrai la tua mente e pensa a cose che ti piacciono…dopo la prima metà del percorso, pensa a tutti i km che hai già fatto e non a quelli che devi ancora fare…questi sono solo alcuni dei preziosi consigli di Gianni che mi sono serviti tantissimo. Ma tutto ciò non è stato sufficiente a darmi la necessaria tranquillità. Avevo parlato di questo appuntamento con il nostro nuovo socio Ruggero, amico di sempre, anche lui un po preoccupato per questa avventura. Mi ha giurato (e ha mantenuto la sua promessa) che non mi avrebbe mai perso di vista.  Bene…ho deciso che ce la posso fare anche quest’anno…e arriva il giorno fatidico…si va…Sappada aspettami…sto arrivando. Emozionante la cerimonia iniziale con un violinista a suonare musiche patriotiche. Bello il colpo d’occhio sui 130 partecipanti quasi tutti molto giovani e agguerriti. Noi della San Lazzaro Goppion ci presentiamo in 17. Assistiti perfettamente dai mezzi di supporto guidati da Piero e dal nostro sponsor Raffaello Neri, arriviamo tutti al traguardo meritandoci un premio per essere una delle società con il maggior numero di iscritti alla manifestazione. Gli amici dello Shark Cycling team di Arcade (un ringraziamento particolare a Michele e Vito) sono stati bravissimi. I tre ristori sono stati veramente ottimi per qualità e quantità di cibi e bevande disponibili. A questi, hanno poi aggiunto un quarto e ultimo ristoro idrico a cima Sappada. Novità di quest’anno, alcune soste “piede a terra” decise dalla direzione di corsa e necessarie per ricompattare il gruppo e per rimarcare lo spirito cicloturistico e non agonistico di giornata. Molto apprezzato anche il transito in galleria a S. Stefano di Cadore con il traffico veicolare bloccato. All’uscita della galleria poi, l’organizzazione ha dato il “rompete le righe” e il “liberi tutti”, chi ne ha ancora, può andare. Inevitabilmente i numerosi e giovani cavalli di razza presenti  hanno tolto il freno a mano ed è iniziata la battaglia. Radiocorsa dice che tra i nostri, si sono particolarmente messi in luce Antonio e Alberto. Il primo, come da suo stile, sempre nelle prime posizioni, ha pagato dazio alla carta di identità sfavorevole ed è arrivato a circa 3 minuti dai primi. Alberto invece ha combattuto fino all’ultimo kilometro con un terzetto di altra società, ma il cardiofrequenzimetro sempre sopra soglia gli ha opportunamente consigliato di rallentare arrivando cosi ai piedi del podio. Va bene cosi. L’importante è che i colori della San Lazzaro Goppion abbiano la giusta visibilità anche quando  l’agonismo la fa da padrone. Tornando a me, distante anni luce dai primi, sono arrivato al traguardo e questo era il mio unico obiettivo. Un po di rammarico per aver messo il piede a terra a circa 2 km da Sappada, più o meno nello stesso punto dove mi sono fermato lo scorso anno. Come dire che il cervello umano conserva le esperienze passate condizionando i nostri comportamenti presenti. E infatti dopo non più di 30 secondi di sosta sono ripartito con buon ritmo, senza avere particolari sensazioni negative.  Ho, poi, potuto apprezzare i valori fondamentali del nostro amato sport e incredibilmente, l’affetto della gente di montagna. Passando per i paesi infatti ho trovato tante persone  a bordo strada che ci incitavano. Come dire che il senso vero del ciclismo fatto di fatica di determinazione di voglia di superare i propri limiti è una metafora della vita che non ha sempre bisogno dei grandi nomi del mondo professionistico. E la gente di montagna si identifica con questi valori fondamentali. Questa bellissima giornata si è poi chiusa con un pranzo al ristorante, impreziosito dalla presenza di Silvio Fauner, plurimedagliato olimpico di sport invernali.  Sul pullman che ci riporta a casa si parla con persone appena conosciute che hanno da raccontare storie di ciclismo professionistico vissuto da dentro, correndo accanto ai grandi del passato. Nonostante una vita passata in bici da corsa,  hanno ancora la voglia di pedalare, perché come disse qualcuno in passato, pedalare è l’unico modo per stare in equilibrio. Ed è un modo fantastico per continuare la ricerca di noi stessi.
Paolo Schiavon
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