“LA MIA PROSECCO CYCLING” di Federico Martini

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Federico
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Pietro

Voi penserete: “che ci fa un astemio alla Gran Fondo del Prosecco?” Beh, correndo in bicicletta il vino è opportuno non berlo e quindi chi è astemio almeno questa tentazione non ce l’ha!
Quando squillò la sveglia prima delle sei, a Mogliano già pioveva e la tentazione di stare a letto non fu indifferente. Ma poi mi son detto, sveglio per sveglio tanto vale partire e chissà che il Cielo me la mandi buona.
Una volta a Valdobbiadene, dove ancora la pioggia doveva farsi sentire,  mi son preoccupato subito, prima ancora di scender dall’auto, di rintracciare telefonicamente Michele che sarebbe dovuto esser nei paraggi, al fine di andare in griglia assieme anche se per i nostri numeri di pettorale, 682 il suo e 1795 il mio, avremmo dovuto partire in griglie differenti e ben distnti l’uno dall’altro. Il problema non si pose dato che vi erano già parecchi ciclisti posizionati e lui, per arrivare alla sua corretta posizione, avrebbe dovuto volare o passare sopra a centinaia di teste:  così restammo assieme. Di lì a qualche istante trovammo con piacere Pietro, bardato di tutto punto, col quale condividemmo le nostre impressioni sull’organizzazione e sulla giornata, azzardando pure qualche previsione metereologica.
Ancor prima di giungere sotto lo striscione della partenza iniziò a piovere, per fortuna non così intensamente come nell’edizione di tre anni fa, ma sempre acqua era. In fretta indossammo la mantellina anti-pioggia, e dopo pochi secondi ci trovammo già sopra i rilevatori di presenza e poi in piazza Marconi: così ebbe inizio la mia Proseccocycling 2016.
Con Michele mi accordai, sin dal primo strappo, che io l’avrei aspettato nelle salite e lui, per contro, avrebbe atteso me nelle discese che, data la pioggia, avevo intenzione di percorrere assolutamente con estrema prudenza. Fatto sta che prima di giungere sul culmine della salita di San Pietro di Barbozza, dove lo anticipai per poi togliermi l’antivento, lui mi passò via e nella discesa verso Combai e quindi a Miane e Follina, già ci perdemmo in quanto io, fedele alle mie intenzioni, affrontai la discesa con la dovuta cautela, Michele, più ferrato in quei tratti di strada, giunse a Miane diversi minuti prima e non potendo attendere più di tanto per non raffreddarsi, decise di ripartire contando che l’avrei raggiunto in salita. Stesso pensiero lo ebbi anch’io, ma così non fu e non ci ritrovammo più.

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Michele

Persa ogni speranza dopo essermi spolmonato alquanto nelle salite per tentare di raggiungerlo, mi accodai prima ad un gruppetto della Società di Sant’Anna, poi, dopo il ristoro di Zuel, ad un gruppo di piemontesi di Mondovì (CN) con i quali ho proseguito sino al traguardo, attendendoci a vicenda, chi in salita, chi in discesa, accompagnati dalla pioggia per circa metà dei 95,8 km totali.
E’ stata, tutto sommato, una bella giornata trascorsa in buona compagnia senza affannarci troppo lungo l’ impegnativo percorso, ma senza dubbio incantevole, nonostante non fosse una giornata radiosa, in particolare per chi lo attraversava per la prima volta.
I tre tratti cronometrati, tra cui il Muro di Ca’ del Poggio, son stati oggetto di una sfida leale dove il “paron de casa” ha lasciato campo libero agli ospiti che, devo dire, se la cavavano alquanto bene sebbene l’anagrafe non fosse a loro vantaggio: il meno giovane, Giovanni, aveva ben 70 anni [vedi foto allegata], ma era uno sportivo nato (maestro di sci, ex podista e quant’altro ancora): uno come il nostro Italo.
La corsa si è conclusa con gli applausi delle Miss al traguardo che ci hanno premiato con la medaglia e con un calice di Prosecco: questo sì che l’ho bevuto. Una stretta di mano ai tre compagni e alla compagna di viaggio con un arrivederci alla prossima, meglio se alla “La PINA” in luglio prossimo.

Federico

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L’arrivo di Fede con i suoi compagnbi di viaggio

Valdobbiadene, domenica 02 ottobre 2016.

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