Pensavo che il motto “dove non
arrivano le gambe arriverà il cuore” fosse solo uno slogan per rendere epico l’evento.
Mi sbagliavo.
La randonnèe a cui ho partecipato sabato 9 luglio ha un percorso lungo circa 230 km con 7000 metri di dislivello, partenza da Tesero, nove passi dolomitici e arrivo sull’Alpe di Pampeago.
Mi sono iscritto per primo a dicembre, mi piacciono le sfide, le sfide alla mia portata però, quelle in cui sai che puoi farcela se ti impegni un po’ più del solito.
Il percorso non è impossibile, solo che le due salite più dure, dopo quelle iniziali (Valles e Fedaia), solo alla fine (Lavezzè e Pampeago), dopo essersi sciroppati 188 km e altri 5 passi minori.
Ma partiamo.
Ore 8, discorso introduttivo dell’ideatore dell’evento e poi via in 170 verso il Valles.
Arrivo in quota, inaspettato ristoro con brioches e coca cola: sarà la solita manifestazione, pensavo. Poi giù verso Cencenighe, i Serrai di Sottoguda, Malga Ciapela e i rettilinei diabolici del Fedaia sotto un sole cocente. Mi fermo all’ombra di un’insegna preso da un attacco di calore eccessivo, sono le 11:30, ci sono 36 gradi. Dopo un po’ provo a mangiare qualcosa ma non va giù niente, le barrette sembrano di plastica, le banane le ho finite. Tutti i ciclisti che passano sono in piena apnea. Bevo e aspetto di riprendermi.
Delle nuvole arrivano in mio soccorso, riparto.
Valico il Fedaia e subito giù a prendere per il Sella, in cima bevo una meritata birra media e compero 2 mele pagate 1 €/cd. Va bene. Poi un alternarsi di salite e discese risparmiando la gamba per gli ostacoli finali.
Sul Gardena trovo Vittorio, un ragazzo di Castelfranco che la notte l’ha passata in macchina “alla selvaggia”, è già stanco, facciamo una parte del Campolongo assieme, poi sul Pordoi si ritirerà.
Comincio ad essere fatto anch’io. Sono le 18:30, tante ore in bici, faccio fatica a stare in sella.
Arrivo a Vigo di Fassa ed inizio il Costalunga. Il sole si sta abbassando e illumina meravigliosamente il profilo dei monti e ………………poi comincia a fare fresco come piace a me.
Inizio la salita del Lavazzè alle 21. Sono in forte ritardo sulla mia personale tabella di marcia, pensavo di arrivare al traguardo all’imbrunire, ma qua manca ancora un sacco di roba a fare. Pazienza.
Non ho mai corso di notte ma sono attrezzato: accendo i fanali e via su per 12 km per superare circa 1000 metri di dislivello.
La salita è continua, alle 21:45 è buio pesto, solo il fanale illumina la strada come sul palcoscenico, a fianco a me l’acqua del torrente ed il rumore della catena ben oliata.
Dopo un’ora mi fermo. Seduto su un muretto al ciglio della strada, cercando le poche stelle nel buio fitto di una notte nuvolosa, sperando di recuperare le energie rimaste per andare avanti: non sono arrivato fino a qui per rinunciare! Mi alzo, a fatica riesco a riagganciare i pedali ma riparto, manca ancora molto.
Arrivo in cima. Ne manca solo una!
Regolo il fanale sulla massima intensità per affrontare la discesa. Non l’ho mai fatto prima, speriamo bene. Scendo molto frenato passando per Varena, Cavalese e Predazzo.
Arrivo a Tesero per l’ultimo timbro sul foglio di viaggio, al Bar Stella il gestore sfotte un po’ per l’ora tarda ma è simpatico e mi offre del melone fresco augurandosi che non mi prenda il cagotto.
Ci siamo, inizia l’ultima fatica, 10.5 km con 1000 metri di dislivello. Sono le 23:30.
Non conosco la salita, su un cartello stradale leggo Pampeago 4 km, magari l’organizzazione ha sbagliato il roadbook, magari sono quasi arrivato.
Altro che, la pendenza non scende mai sotto il 10%, sono in mezzo alle tenebre, il Garmin si spegne dopo 15 ore e mezza di servizio, sono completamente e inesorabilmente solo!
Mi fermo presso una chiesetta ad abbeverarmi ad una fontana: vabbè, ormai non ho più fretta, l’ultimo timbro l’ho fatto, arrivo quando arrivo, ma arrivo.
Riparto a fatica, ho il culo in fiamme, le mani che mi fanno male e lo stomaco vittima del fatidico melone del barista burlone.
Passo per una zona turistica molto illuminata, poi torna il buio pesto e mi si fa incontro un’auto: penso che voglia chiedermi che cosa sto facendo e se ho bisogno di aiuto, invece è uno degli organizzatori. Mi domanda se penso di arrivare fin su, per avvisare che mi aspettino. Rispondo di si, che arriverò in cima. Penso che stavolta sarò proprio l’ultimo e non faccio la domanda più importante: ma quanto manca?
Proseguo, nel buio fitto una strana luce mi viene incontro. Subito non capisco ma quando mi è a ridosso l’urlo “grandeeeee” capisco che è un compagno di avventura che cerca di darmi la carica. Poi altri ciclisti in picchiata “vai, vai, vai”, poi “alè, alè, alè”. Da un lato mi esalto, ma dall’altro penso: ma da dove arrivano tutti questi? Sono 5 ore che non incontro un ciclista, vuol dire che manca ancora un’infinità: nessuno ha urlato “dai che è finita”!
In una galleria mi intercetta un’altra auto dell’organizzazione, questa volta domando subito quanto manca. Mi risponde che ci sono ancora 1.5 km duri, poi la strada si stringe e, fatti altri 2 km, c’è l’arco dell’arrivo e che devo entrare subito nella baita a destra perché fa freddo.
Continuo a pedalare, ma quand’è che si stringe la strada? Ho perso completamente la cognizione spazio temporale, ma ormai non dovrebbe mancare molto.
Mi fermo ancora una volta, poi trovo la strada stretta che entra nel bosco. Ah se almeno ci fosse la luce delle stelle. Niente da fare, però il mio fanale comincia ad illuminare alcuni striscioni con la scritta Randolomitics.
Dai che ci siamo!
Finalmente passo sotto l’arco gonfiabile, poso la bici sulla baita, entro, la stube è accesa, si sta bene. I due dell’organizzazione sono quasi più stanchi di me ma mi offrono di tutto, dalla pasta alla birra. Sono le 24:30. Aspettavano me e altri 3, poi si chiude.
Non sono l’ultimo.
Francesco
PS.
Come sempre le situazioni estreme ti lasciano qualcosa di indelebile, delle sensazioni che se non le provi non le puoi immaginare, neanche con l’enfasi di un racconto appassionato. Forse è per questo che esistono le randonnèe: per farti provare quello che normalmente non faresti mai. Per tirare fuori il meglio di te.