No, non mi riferisco alla canzone di Giorgia, parlo del nostro rapporto con la bicicletta, delle sensazioni che essa ci fa assaporare, ieri, oggi, domani.Sto leggendo un libro che parla anche di dolore da affrontare in bicicletta, di frasi come: “chi te l’ha fatto fare?”, un libro che in alcuni brani esaspera i concetti di fatica e di stanchezza.Beh, credo che il nostro gruppo sia lontano da questa radicalità e che tra di noi:
– chi ha avuto degli inconvenienti in bici o per altri motivi non serba rancore a questo sport o al proprio mezzo meccanico e, più che a ricordi dolorosi, se gli capita in mano una vecchia foto, pensa con nostalgia ai bei tempi trascorsi (il tempo passa inesorabilmente, arricchisce e toglie);
– chi vuol mettersi alla prova, per verificare le proprie condizioni di fronte ad obiettivi personali di rilievo, è pronto a fare molta fatica, e col tempo ha persino imparato a gestirla (o almeno così sembra, dato che pochi raccontano di essere tornati a casa con le pive nel sacco!) e anche qui non c’e’ dolore;
– chi vuole andare oltre cerca di prepararsi al meglio, cura i dettagli, studia i tracciati, rinuncia a qualche distrazione e piacere della vita, è disposto a soffrire e a stringere i denti, e IN TUTTO QUESTO NON C’È DOLORE, C’È SOLO LA RICERCA DELLA FELICITÀ.
Come sempre riuscire nei propri obbiettivi è esaltante e poi, se non ci si riesce in pieno, si può sempre riprovare: errare è umano, essere ciclisti è diabolico!
Quindi bando alle ciance, domenica inizia l’anno, a ciascuno il suo!
A ciascuno la propria ricerca.
Francesco