LA NOSTRA SFIDA

 

Franceso Pavan

Al solito ci si iscrive per tempo e poi, man mano che l’appuntamento si avvicina, si cominciano a mettere a fuoco i dettagli e gli obiettivi reali, ponderati alla condizione del momento, sia fisica che ambientale.
Ma che sabato 18 luglio facesse così caldo non l’avrei mai pensato e ancora adesso stento a crederci, già il Grappa è duro, ci mancava anche questo per rendere epica la nostra sfida!
Andiamo alla cronaca:
Solita alzataccia, preparativi di rito, arrivo in zona Bassano del Grappa col buio e con un vento fortissimo, il navigatore fa cilecca e giro per 15 minuti per strade larghe 2 metri sperando di non incrociare nessuno: il luogo di ritrovo (la fattoria sociale Conca D’oro) è imboscatissimo. Alla fine vedo delle luci e del movimento, sono arrivato.
Cerco Livio e Angelica ma non li vedo, chiamo Livio al cellulare ma sbaglio e seleziono il suo numero di telefono fisso, risponde la moglie (sono le 5) che è brava a non mandarmi in ….., passano pochi istanti e li trovo. Ci prepariamo e ci avviamo verso il Ponte degli Alpini accompagnati dalle prime luci dell’alba.
Partiamo con il secondo gruppo alle 5:45, il morale è alto. A Romano d’Ezzelino ci separiamo, io proseguo verso Fietta, c’è molta umidità ma si sta ancora bene.
La capra presa di mattina presto è quasi innocua, le malghe uno splendore, arrivo al bivio per Semonzo e trovo Claudio in moto, non ha resistito al richiamo del Challenge ed è venuto a trovarci. Aspettiamo qualche minuto e compare la “strana coppia”: Angelica visibilmente stanca ma gasata per l’impresa compiuta, Livio più tonico e calato nella parte di chi “deve sempre sacrificarsi per il prossimo” (Vangelo!). Il primo passo ormai è fatto.
Saliamo in cima.
Il ristoro è uno spettacolo: primi, secondi, dolci, frutta, ma sono appena le 8:30, la moderazione è d’obbligo, meglio scendere al più presto prima che arrivi il caldo torrido.
Io scendo verso Caupo, loro per Semonzo verso Romano. Man mano che diminuisce l’altitudine la temperatura aumenta ma è ancora sotto controllo. Mi rifornisco d’acqua dagli alpini della postazione di verifica e riparto.
In sincronia con Claudio a metà salita mi fermo per una micropausa, mi cede dell’acqua con cui mi annaffio per bene. Sono le 11, il peggio della salita è passato, mancano circa 15 km alla cima in un alternarsi di salita e discesa.
Alle 12 sono su e il mio ciclocomputer segna 32°C. Saccheggio il ristoro senza troppo esagerare. Sono stanco ma non distrutto. Mi manca ancora il terzo versante, me lo sono prefissato fin dall’inizio, al momento dell’iscrizione. Lo voglio fare con calma, gestendo le pause, la fatica, il caldo. So che non sarà semplice ma fa parte della sfida.
Alle 12:30 sto per ripartire ma sento la voce di Livio che mi chiama, adesso è lui quello gasato perché è riuscito a far arrivare fino in cima la sua “compagna” e si sente realizzato. I volti sono stanchi ma distesi, rasserenati dalla consapevolezza di aver fatto un’impresa. I complimenti si sprecano giustamente. Sono stati grandi, adesso tocca a me! Qualche foto di rito, qualche raccomandazione e poi li saluto perché si sta facendo tardi.
Scendo verso Semonzo. La discesa è un presagio della salita: man mano che diminuisce la quota e che esco dalle zone d’ombra vengo avvolto dall’aria calda, sotto i 500 metri mi sembra di essere dentro al casco di una parrucchiera. Si mette male ma non cambio idea.
Arrivo al punto di controllo e mi rifornisco d’acqua, poi cerco una fontana seria e mi inzuppo come un pulcino: bagnato fradicio, acqua che esce da tutte le parti. Ci voleva proprio, il computerino segna 42°C.
Così corazzato riparto per l’ultima salita. Sono le 14. Mancano 19 km alla cima. Devo gestirli bene: scendendo avevo “mappato” i possibili migliori posti di sosta, adesso devo raggiungerli!
Prima tappa dopo 5 km dove incrocio la nostra “coppia” in fase di rientro. Angelica mi cede l’acqua della sua borraccia che subito mi verso i testa per abbassare la temperatura corporea e rigenerarmi.
Ci salutiamo definitivamente, loro sono soddisfatti, io devo ancora farcela!
Il numero delle successive tappe aumenta progressivamente perché al caldo si somma “la grande stanchezza” (distorcendo il titolo di un film da Oscar) e la strada è sempre in salita.
La faccio breve, alle 17:20 sono di nuovo in cima, per la terza volta. Solo negli ultimi 200 metri dall’arrivo realizzo di aver raggiunto il mio obiettivo. Dimentico tutto, in testa ho un solo pensiero: ce l’ho fatta!
Adesso posso finalmente “saccheggiare di brutto” il ristoro (non sono stato in Romagna ma un ristoro così io non l’avevo mai visto, complimenti agli organizzatori).
Dopo un po’ arriva anche Dario, un ragazzo di Lignano che stamattina è partito alle 1:30 e che è contento di aver fatto 3 salite come me. Ci facciamo una meritata birra ghiacciata al rifugio e poi scendiamo.
L’inizio è strano, ho dei brividi, fa quasi freddo, ma giunti a Romano ci sono ancora 32°C e sono ormai le 18:30.
Rientriamo alla Conca D’oro dove le ragazze che mi stampano il brevetto sono operative dalle 3 e un po’ svarionate al pensiero di dover aspettare fino alle 24 gli ultimi iron men del brevetto extra strong (6 salite, il conteggio dei km e del dislivello mi provocano il mal di testa). Le macchine rimaste nel parcheggio sono comunque poche. Vedremo alla fine chi ci sarà riuscito.
Bene. E così è finita anche quest’avventura. Per me una delle più dure di sempre, dove la volontà è stata determinante.
Ringrazio i miei compagni per avermi tenuto alto il morale, Claudio per l’acqua, Sandro Vian per il puntuale interessamento alla nostra impresa e quei ciclisti veri che, vedendomi fermo sul ciglio della strada, si sono fermati e si sono interessati di me.
L’avercela fatta, l’aver raggiunto gli obiettivi prefissati, l’aver vinto la sfida con me stesso, con il Grappa e con il caldo non ha prezzo, ma è stata veramente dura lasciare quella panchina all’ombra su cui mi ero buttato a Campocroce (un nome, un programma): si stava così bene che non sarei più ripartito. Azz…, anche “le tentazioni del Grappa” ho dovuto affrontare!
Ciao
Francesco

Note:
Angelica e Livio hanno fatto 2 salite, da Semonzo e da Romano, per un totale di 98 km, 3451 m di dislivello con una pendenza media del 6.7%
Francesco ha fatto 3 salite, da Fietta, da Caupo e da Semonzo, per un totale di 167 km, 5311 m di dislivello con una pendenza media del 6.2%

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