GF CASSANI 2011 di Paolo Pavan

Domenica 20 Marzo,

Paolo Pavansveglia ore sette. Mi alzo dal letto, apro le imposte e, strofinandomi gli occhi, vedo una giornata stupenda, bellissima. Spero che la gara sia altrettanto. Sono con Luciano, Giancarlo, Franco e Luca nella griglia di partenza, situata in una grandiosa Piazza del Popolo, nel centro di Faenza.
Il capitano Giancarlo confida a noi gregari delle sue precarie condizioni fisiche e credo che ognuno di noi abbia pensato la stessa cosa: pretattica e scusa pronta se la gara dovesse andare male. Pronti via. La strada è bellissima e larga, per i primi 10 km l’ andatura è molto sostenuta: ho visto il contachilometri anche a 48 orari. A queste velocità iniziali non sono abituato, quindi rallento un po’ ( 38/40) pensando che dovrò affrontare anche tre cime di notevole difficoltà e sofferenza. Alzo lo sguardo in avanti, a destra, a sinistra, controllo dietro e non vedo più i miei compagni di squadra. Saranno con i più forti, non voglio illudermi che siano in coda al gruppo, mi sembra comunque di andare forte.
Con i miei pensieri, arrivo sotto la prima salita: il Monte Trebbio. E’ una ascesa di circa 6/7 km, con una pendenza media del 7%. I primi 3 km sono i più impegnativi, con punte del 12% e anche del 15%. Memore dei consigli di Luciano ( forse mi ha ingannato per procurarsi vantaggio) ho affrontato questa salita con assoluta tranquillità, risparmiando energie per il resto della gara. La giornata è limpidissima, il cielo terso, azzurro, di quell’ azzurro unito, privo delle bianche nuvolette, la temperatura è ottimale ma Il vento è pazzesco: devo tenere ben saldo il manubrio della mia bicicletta, ripararmi a fianco di qualcuno e durante la discesa coprirmi con una mantellina. Il vento è stato una costante per tutta la durata della gara e, come sfiga vuole, mai a favore. Fatta la discesa si torna subito a salire, altri 12 km di sofferenza che ho affrontato con maggior decisione e con una pedalata più energica rispetto alla prima salita. Ogni tanto osservo e spero di incontrare almeno uno dei miei compagni, pura illusione. Arrivo in cima al Monte Busca, sto bene, sono soddisfatto, le gambe possono dare ancora molto ed il più è fatto. A fondo valle, dopo una lunga discesa, inizia un tratto di 10 km sali-scendi, sono nella pancia di un gruppo che viaggia forte e riparato dal vento che non cessa un’ istante. La prossima salita è il Monte Carla (dicono che non sia una bella donna ma una brutta salita) lunga circa 1.5 km, ormai è fatta, stringo forte i denti e cerco di dare il tutto. Domata anche questa ultima fatica, mancano solo 10 km all’ arrivo. Sotto lo striscione degli ultimi 5 km vedo una maglietta con il numero 1, affiancata ad un’ altra uguale con il numero 4, corrono ad una andatura lenta di circa 25 orari: è DAVIDE CASSANI. Un lampo di lucidità nella mia mente annebbiata, mi stacco dal gruppo che mi conduceva al traguardo e mi unisco a loro due.
Saluto e chiedo a Davide se posso unirmi a loro per raggiungere l’ arrivo: mi risponde di sì.
Non sentivo più la stanchezza, non mi importava di aver perso secondi o minuti staccandomi dal gruppo veloce, non pensavo più al mio capitano Giancarlo, ai miei compagni di squadra Luciano, Franco e Luca, ma vedevo i flash dei fotografi che, sotto
lo striscione dell’ arrivo, immortalavano il mio sorriso e quello di Davide CASSANI, uno a fianco all’ altro.

Paolo Pavan

image_pdfimage_print